Calamaio

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Piercarlo Bonetto
Nel presentarsi agli altri, pone l'accento sul suo essere autodidatta come dovesse farsi perdonare di mietere allori poetici (primo a Barcellona, San Miniato, Sissa...).
Leggendo le sue poesie, in ogni caso, si percepisce forte la freschezza e la spontaneità dei suoi versi che non sono artificiosi, ma fanno parte del suo modo d'essere semplice e solare. Solare come lo splendido Mar Ligure che lo ispira da lungo tempo.

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La mia poesia
(II classificata Premio Titano 2007)

Non magniloquenza.
Non esternazione forbita.
Soltanto l'intimità
del mio ego
la cui sensibilità mi conduce
laddove il cuore palpita e freme
e la debolezza all'affronto
dell'incosciente intorno
mi sovrasta.
Allora scaturisce,
incompresa ai più,
la mia poesia
sublimando in me
ancestrali ritmi
e sinuose volute
di fervide invocazioni
che paion puerili sentimenti;
ma che non sono.
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Dalla mia donna
(Finalista Premio San Marco Venezia 2003)

Non ricordarmi quando in ciel spunteran le stelle.
Non ricordar le mie parole quando sorgerà il sole.

Non ricordar la mia ombra all'argentea luna.
Non ricordarmi quando camminerai nel vento.

Non cercarmi in ogni strada del mondo
e non pensarmi in ogni spazio del tempo.

Se hai creduto in me.
Se hai capito il mio cuore

mi troverai semplicemente là
sulla soglia di casa nostra.
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A mio figlio
(I classificata Barcellona 2000)

Tanto è veloce il tempo
figlio mio
che assai lo pavento.
Io dispero la mia dipartita
come unica causa

del non più vederti
del non più sentirti
del non più amarti

Capovolgo la clessidra.
La dorata sabbia
rifluirà nell'ampolla vuota
per misurar le novelle gioie tue
ed un poco di me, le consunte memorie.
A mei fiu
(in dialetto Armasco)

U tempu u scure cuscì aviau,
mei caru garsun,
cu me mete puia.
Mi u me despiasce de murì
sulu pe tre cose.

Chele de nu ciú viete
nu ciú sentite
nu ciú vurete bén.

A reversu a clessidra.
A sabia d'oiru
a se riverserà in tu vedru de suta
pe acampà e tò növe bêle
e, in pocu de mi, i vegi regordi.
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